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La politica vista dalla gente (e da Manuela Donghi)


YARA, SOLO PER CONDIVIDERE

Pubblicato da Manuela Donghi su 27 Giugno 2014, 14:32pm

YARA, SOLO PER CONDIVIDERE

Non è un post prettamente politico, questo. Anzi, forse non lo è per niente, anche se tutto ruota intorno alla politica, e soprattutto la politica c’entra con qualsiasi cosa. Mi riferisco al delitto di Yara Gambirasio e alla presunta colpevolezza di Massimo Giuseppe Bossetti. Il suo dna trovato sul corpo della ragazzina bergamasca, la mancanza di un alibi, le dichiarazioni di innocenza, e un’altra pedina: la moglie che chiede di spiegare e di ricordare dove fosse quella sera, quella del 26 novembre 2010, più di 3 anni fa. Perché per ora, la memoria è annebbiata. Però insomma, giriamo la domanda a noi stessi: cosa stavamo facendo nel momento esatto in cui Yara spariva dalla circolazione? Io sinceramente non lo ricordo. Ricordo solo che i giorni successivi, quando ancora le speranze di trovarla erano accese, io avrei voluto essere sul posto, insieme agli altri miei colleghi che stavano documentando la cronaca. E mi ricordo anche che partecipai alla fiaccolata organizzata dal paese per pregare per lei e per la sua famiglia. Ma sinceramente, proprio non riesco a far riemergere cosa feci il 26 novembre del 2010. Quindi non mi sembra strano non se lo ricordi nemmeno Bossetti, vale a dire: questa amnesia non ritengo possa rappresentare un elemento di palese colpevolezza. Piuttosto è l’altra domanda fatta da Marita Comi, la moglie, ad accendere ancor più i riflettori sull’uomo fino a ieri sconosciuto ai più: ma il dna come ci è arrivato sulla povera Yara? E facciamo una specifica: il dna è sugli slip di Yara. Questa non è una domanda che pongo io, è una domanda che circola da quando gli esami genetici hanno dato esito positivo. E’ solo per questo che io ritengo ci sia una forte probabilità che l’assassino sia Bossetti. Che fino a prova contraria, comunque, per ora, è solo il presunto. Anche perché, e qui sta il gap più difficile da colmare:

  • Cosa dice la legge? Il test del Dna è una prova o un indizio?

La legge in questo senso è molto chiara: la Corte di Cassazione penale, nel 2004, ha dichiarato che “gli esiti dell’indagine genetica condotta sul Dna, atteso l’elevatissimo numero delle ricorrenze statistiche confermative, tale da rendere infinitesimale la possibilità di un errore, presentano natura di prova, e non di mero elemento indiziario ai sensi dell’art. 192 c.p.p., comma secondo”. Tradotto in italiano e non in linguaggio legale: il test del dna può essere considerato alla stregua di una prova e quindi sufficiente per condannare Bossetti.

Secondo voi questo fa di lui un assassino? C’è chi risponde che questo non può e non deve essere sufficiente. E allora perché, nonostante anch’io non mi ricordi dove fossi quel 26 novembre, il mio dna non è sul luogo del delitto ne’ tantomeno sul corpo-slip di Yara? Perché il Vostro non c’è?

Dunque, in questi casi, è bene essere colpevolisti o innocentisti? O mantenersi neutrali? Perché questa ultima cosa non la stiamo facendo mica tanto, e se Bossetti dovesse essere estraneo ai fatti, allora sì che potrebbe vendicarsi. Ma forse, se non si considerasse il mostro, il fermento intorno alla vicenda si affievolirebbe, e questo, altrettanto in modo forte, non possiamo permettercelo.

Dubbio amletico, o domanda da miliardi di dollari, lo so. Era solo per condividere.

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