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Allora, va bene, l’avevamo previsto. Renzi è la new star della politica italiana e non solo. Oggi, lui e la sua proposta del JOB ACT, hanno ricevuto pure il plauso dell’Unione Europea. La popolarità del novello segretario democratico rischia di eguagliare quella fin’ora inarrivabile di Silvio Berlusconi, alter ego destro. Appunto. Il JOBS ACT. Interessante e bello che il tema-lavoro sia nuovamente al centro dell’attenzione, che le energie della nostra classe politica seguano una direzione auspicata da tutti (e qui concedetemi la frecciatina, non solo dall’Europa), che i dati sulla disoccupazione deprimenti non passino inosservati, che ci sia la consapevolezza che gli effetti della crisi ci siano ancora e che molto probabilmente non si dissolveranno all’improvviso come neve al sole, che questo anno 2014 appena appena cominciato non sarà verosimilmente l’anno della crescita, ma che piuttosto è già ottimistico pensare che potrebbe essere tutt’al più un anno di ripresa parziale.
Renzi dice un sacco di cose giuste, non si può comentare diversamente: cambiare il sistema-lavoro, che si traduce in “piccoli e semplici punti”. Tagliare i costi per le imprese e snellire la burocrazia, procedere con una semplificazione amministrativa e con una diminuzione delle tasse per chi produce lavoro. Ridurre le varie forme contrattuali che hanno di fatto “cancellato” le assunzioni a tempo indeterminato, con l’obiettivo, appunto, di ridare a noi italiani, soprattutto ai più giovani, la speranza e il sogno di quello che una volta si chiamava lavoro sicuro. E ancora, combattere la piaga della disoccupazione con un “assegno universale, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro". Cosa stona in tutti questi bellissimi buoni propositi? Un elemento, a mio modesto parere. Queste sono cose che tutti noi, scommetto quello che volete, avremmo scritto. Cose che tutti noi pensiamo ogni giorno. E allora cosa dobbiamo dedurre? Che siamo tutti impeccabili statisti? No, purtroppo. Che sono cose ovvie. A me, ad oggi, manca un elemento indispensabile per farmi dire “Ottimo, questa è la strada giusta!”. IL MODO. E cioè COME trasformare l’intento in pratica. Ma soprattutto CON QUALI SOLDI. Sono certa che l’ottimo Matteo saprà dirci a breve anche questo, sono certa che in Parlamento il Premier Letta prenderà i suggerimenti in consegna, sono certa che niente distoglierà l’attenzione dai problemi reali e urgenti, niente, nemmeno temi come la cannabis e la sua liberalizzazione, che, parliamoci chiaramente. Se è vero che anche questi sono spunti che devono farci riflettere sul fatto che qualcosa (magari) occorre fare, non possono allo stesso tempo giustificare l’avvio di macchine legislative ancor prima che la stessa cosa venga fatta per questioni che invece determinano la nostra vita (o “morte”). Su, su, anche noi vogliamo applaudire.