Non c’è pace per il Ministro dell’integrazione. Per quanto in Italia vogliamo sembrare avanguardisti e rivoluzionari, alla fine non ci riusciamo così bene. Da quando Cecile Kyenge è stata scelta dal Premier Letta come guida del dicastero per risolvere, o cercare di risolvere, i gap nelle politiche di immigrazione, le polemiche non si sono mai spente. E non solo da parte della Lega Nord, che in qualche modo ha perfino contribuito ad elevare all’ennesima potenza la sua popolarità (pure con la rubrica de La Padania "Qui Kyenge", diciamoci la verità). Carroccio a parte, insomma, non è un mistero che, soprattutto negli ultimi mesi, la squadra di Letta abbia registrato un calo di consensi, e non è un caso se è anche per questo che si mette continuamente in forte dubbio la stabilità del Governo. Cecile Kyenge è tutta d’un pezzo, sembra quasi non scomporsi, nemmeno dopo la lettera con polvere bianca sospetta (che poi altro non era che bicarbonato) recapitata, pare a nome suo, a Palazzo Chigi. Pare, perché a dir la verità il suo commento è stato subito: "Non sono ancora sicura che la lettera fosse indirizzata a me e quindi non posso parlare”. Lei non parla, ma di certo sono gli altri, tutti, noi a non parlare d’altro. Va bene, discutiamone, ma non diciamo che non ce l’aspettavamo. In Italia accade sempre così. Tentiamo di essere “avanti” ma poi smentiamo le nostre stesse azioni. Ricordo molto bene nel 1996 l’ “esperimento” della prima Miss di colore, Denny Mendez, che non solo aveva partecipato al concorso di Miss Italia, ma che quel concorso l’aveva vinto. Gli occhi tutti puntati sulla ragazza di Santo Domingo adottata dalla Toscana, la stampa, i giornali, i tg….. la bufera mediatica colpì talmente tanto che lei vinse il titolo. Per la buona pace di tutti? Macchè, almeno fosse stato così. Subito dopo l’elezione ecco le polemiche. Le polemiche di un Paese che non accettava che a rappresentarlo fosse non tanto una ragazza di colore, il colore della pelle non c’entra, ma quanto una ragazza NON italiana.
Apparentemente Mendez e Kyenge non hanno nulla da spartire, certo, non a livello di ruolo, ma a livello di sentiment sì. Quello italiano. Vogliamo vogliamo vogliamo, ma poi esplode il caos. Non è che il caos sia già invece deciso a tavolino in partenza? E allora su, stiamocene buoni. Ma sembra tutto inutile, perché al posto di far sgonfiare le cose irrisorie, noi siamo super abili a concentrare l’attenzione sulle inutilità. Oggi ci ha pensato un’altra deputata, questa volta di Forza Italia, Jole Santelli, niente meno che ex sottosegretario al lavoro, che parlando di integrazione nella trasmissione “Agorà” in realtà ha cominciato bene: "e' profondamente sbagliato in questo Paese, ogni volta che si parla di immigrazione e di contrasto con leggi, confonderlo con il razzismo: sono due cose completamente diverse". Peccato che poi si lasci andare a un:“i neri sono fortunati perché non si devono truccare”. Se ci siamo indignati per la rubrica leghista con gli appuntamenti istituzionali della Kyenge, figuriamoci con questa.
Ciascuno la pensi come vuole, ma non facciamo finta di dare dei razzisti solo a chi dice a voce alta quello che pensiamo tutti.